Restauri in Emilia Romagna
CASTELLO DI BENTIVOGLIO
Via Saliceto 1
Bologna
La leggenda sostiene che il castello sia stato costruito per volontà di Matilde di Canossa, in realtà la sua costruzione è precedente all'anno Mille. Originariamente esso svolgeva la funzione di fortezza, ma all'epoca rinascimentale Giovanni Il Bentivoglio trasformò il castello in una residenza estiva. Dell'antico nucleo medievale rimane la torre sud e l'ala attigua e attualmente il complesso si presenta a pianta quadrata, con ampie finestre che affacciano su un vasto cortile porticato. I caratteri son quelli di una residenza tipicamente rinascimentale. Al suo interno ci trovano la "Sala dei Cinque Camini" e la "Sala del Pane", quest'ultima decorata con un ciclo di affreschi che raffigurano la storia della panificazione. Nelle sale al pianoterra, invece, si possono ammirare gli stemmi dei Bentivoglio e degli Sforza, che ricordano il matrimonio tra Giovanni Bentivoglio e Ginevra Sforza.
Da visitare perché
Storia e leggenda rendono il castello unico e affascinante, tra antiche sale decorate ed esterni da fiaba.
Il restauro
L'intervento ha previsto il completamento del restauro iniziato in precedenza e il completamento e la rifunzionalizzazione dell'area orientale.
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La facciata della chiesa di Santa Cristina fu ricostruita nel 1602 da Giulio Dalla Torre su una facciata precedente risalente al XIII secolo. Il disegno della cuspide del campanile, invece, è attribuito a Ferdinando Bibiena (1692). La chiesa ospita interessanti opere d'arte come, ad esempio, la "Natività" di Giacomo Francia, la "Visitazione degli Angeli" di Lucio Massari, l'"Annunciazione" di Tiburzio Passarotti. L'edificio attiguo del convento delle Camaldolesi, dove risiede un chiostro di fine Quattrocento, ospita una sede della Fondazione Federico Zeri, centro di ricerca avanzata nel campo degli studi umanistici, uno dei maggiori centri specialistici per la Storia dell'Arte in campo internazionale e centro di formazione specialistica.
Da visitare perché
La chiesa si distingue per il bel campanile dall'elegante guglia.
Il restauro
Rifacimento delle pavimentazioni, della copertura e conservazione degli apparati decorativi.
CHIESA DI SANTA CRISTINA
Piazzetta Morandi
Bologna
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CASTELLO E MUSEO NAZIONALE
NABORRE CAMPANINI
Canossa (RE)
Il Castello di Canossa deve la sua fama e lega il suo nome a Matilde di Canossa, potente contessa nel cui castello, nel 1077, si incontrarono papa Gregorio VII ed Enrico IV, alla presenza dell'abate di Cluny. Nel castello il papa assolse dalla scomunica l'imperatore, grazie alla sapiente mediazione di una delle donne più influenti dell'epoca e di uno dei prelati più potenti d'Europa. Il castello fu costruito nel 940 da Azzo Adalberto, longobardo, come centro di un complesso sistema difensivo a controllo delle valli appenniniche e della pianura. Vi trovarono rifugio anche Adelaide, vedova di Lotario I re d'Italia, per sfuggire alle persecuzioni di Berengario II. Più volte distrutto e ricostruito, anche dagli Estensi, nel 1502-03 ne fu capitano Ludovico Ariosto. Acquistato nel 1878 dal governo italiano, il castello venne dichiarato monumento nazionale. Oggi non ne restano che pochi resti, limitati all'area un tempo fortificata, a causa probabilmente dell'estrema instabilità del terreno. In prossimità del castello è stato allestito il museo nazionale, con i reperti recuperati nelle campagne di scavi avviate nel XIX secolo e intitolato a Naborre Campanini. Una parte del materiale proviene dalla vicina chiesa di Sant'Apollonio, ma sono anche esposti documenti sulle vicende del castello. Il reperto più significativo resta un fonte battesimale romanico, conservato nel salone centrale.
Da visitare perché
Nel castello di Matilde di Canossa si è scritta una delle pagine più significative del medioevo: un imperatore scomunicato e un papa che lo assolve.
Il restauro
I lavori di ristrutturazione hanno permesso l'adeguamento e il recupero del complesso.
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La Biblioteca Estense Universitaria di Modena, dove è conservata la Carta degli Stati Estensi, è l'erede dell'antica Libreria Ducale, le cui prime notizie risalgono al Trecento. Nucleo essenziale dell'eredità ducale sono i preziosi manoscritti, tra cui opere filosofico-scientifico-letterarie, documenti autografi dei personaggi vicini alla corte, raccolte musicali e cartografiche. Nel Seicento la Biblioteca Estense subì un momento di decadenza anche a causa del trasferimento a Ferrara, ma è di questo periodo il primo ordinamento bibliografico, realizzato con un codice numerico. Nella seconda metà del Settecento la Biblioteca Estense rifiorì sotto il duca Francesco III, che volle renderla pubblica nel 1764 e a cui affiancò nel 1772 la Biblioteca dell'Università con le sue pregevoli opere filosofiche, giuridiche e scientifiche. In questo periodo gli Estensi affidarono le opere alla cura di eruditi del tempo, tra cui spiccano Ludovico Antonio Muratori e Girolamo Tiraboschi, che impreziosirono la raccolta e diedero inizio alla stagione splendida dei grandi bibliotecari. Dopo l'unificazione d'Italia i due istituti si fusero, dando vita all'attuale Biblioteca Estense Universitaria: un istituto cardine per la storia della cultura. Oltre alle antiche raccolte, essa offre agli utenti le più aggiornate edizioni scientifiche, letterarie, giuridiche e storiche, una vasta emeroteca, le pubblicazioni dello Stato Italiano e una mostra permanente di codici e libri.
Il restauro
Il restauro virtuale, terminato nel 2001, ha permesso la riproduzione della Carta degli Stati Estensi e la sua digitalizzazione. Nel progetto si è preferito lasciare l'originale allo stato tramandato, previo restauro conservativo, per salvare le informazioni legate all'originale e si è fatto ricorso alla grafica digitale per riportare a intelligibilità le informazioni contenute nella carta. In questo modo gli studiosi possono disporre di una carta nuovamente leggibile e l'originale viene sottratto all'usura causata dalle consultazioni. Le dimensioni dell'intero documento - 4,5 x 2,5 metri - consentono l'esposizione dei pannelli illustranti la Carta in occasione di mostre organizzate dall'Università.
BIBLIOTECA ESTENSE
UNIVERSITARIA
Largo di Porta Sant'Agostino 337
Modena
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PALAZZO DEI MUSEI
Viale Vittorio Veneto 5
Modena
Il palazzo fu edificato per volontà di Francesco III d'Este nel 1764 al fine di ospitare il Grande Albergo Generale dei Poveri. Il progetto fu affidato all'architetto Termanini, indiscusso protagonista dell'edilizia a Modena nella seconda metà del Settecento. Il complesso segue uno schema a blocchi organizzati intorno ad una serie di cortili, che ripropone l'antico impianto dei complessi monastici. La destinazione del palazzo a sede dell'Albergo dei Poveri fu presto messa in discussione, probabilmente per l'elevato costo del mantenimento dei disagiati. Così nel 1788 fu trasformato in Albergo delle Arti, dove uomini e donne bisognosi d'impiego, apprendevano i mestieri in decadenza. Durante il governo napoleonico l'edificio fu adibito sia a caserma che a carcere.
In seguito, intorno al 1830, si stabilì che il palazzo dovesse ospitare istituzioni culturali, quelli che tutt'oggi si possono visitare, ossia il Museo Civico, il Museo Lapidario Estense, la Galleria Estense, l'Archivio Storico Comunale, la Biblioteca Poletti e la Biblioteca Universitaria Estense.
Da visitare perché
E' un vero e proprio centro di aggregazione culturale, che racchiude in sè simboli importanti della storia della città.
Il restauro
Attraverso i fondi del Gioco del Lotto è stato possibile effettuare interventi di restauro e consolidamento dell'intera struttura.
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La Biblioteca Palatina è ubicata al piano superiore di Palazzo della Pilotta, edificato intorno alla metà del Cinquecento per volere di Ranuccio I. Dal 1769 il palazzo ospita la Biblioteca Palatina, originariamente costituita da un nucleo di 40 mila volumi. Oggi la biblioteca è una delle maggiori d'Italia, consta infatti di circa 700 mila volumi tra manoscritti, stampe da incisioni in legno e in rame, molte delle quali assai rare. Tra i codici conservati vi è un pregiatissimo evangeliario greco dell'XI secolo, un Passionario e un Salterio dell'XI secolo; ancora un prezioso "De Rebus Longobardorum" di Paolo Diacono. Persino gli scaffali, all'interno dei quali si conservano i testi, sono antichi e pregiati; per esempio nella Galleria Petitot vi sono degli scaffali in noce intagliati disegnati dall'architetto di corte. Alla biblioteca è annesso il Museo Bodoniano, in cui sono raccolti strumenti tipografici, matrici e punzoni per la realizzazione delle stampe.
Da visitare perché
Oltre ad essere una delle maggiori biblioteche d'Italia, conserva numerose stampe dei celebri fratelli Carracci.
Il restauro
Attraverso i fondi del triennio 1998/2000 è stato possibile realizzare diversi interventi. Ricordiamo la digitalizzazione dei manoscritti della Sezione Musicale, il recupero catalografico dei fondi antichi attraverso la catalogazione elettronica, il restauro di 2000 volumi della Galleria Petitot danneggiati dai bombardamenti del 1944.
BIBLIOTECA PALATINA
Strada alla Pilotta 3
Parma
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PALAZZO DUCALE
Parco Ducale 3
Parma
L'edificazione del palazzo fu voluta da Ottavio Farnese nel 1561 secondo il progetto dell'architetto Vignola. Il palazzo è situato all'interno dell'ampio parco in cui è possibile ammirare alberi secolari disposti secondo uno schema cinquecentesco; il parco venne poi risistemato nella prima metà del '700 secondo la modalità "francese". Il nucleo originale del palazzo venne trasformato a più riprese e ampliato da Rainaldi e Bibiena per poi essere completato dal Petitot dopo il 1767. All'interno, la meravigliosa "Sala dell'Amore" è stata decorata da Agostini Carracci con tre rappresentazioni dell'amore. Altri importanti pittori che contribuirono alla decorazione degli interni furono: Bertoja, Tiarini, Zanguidi e Trotti.
Da visitare perché
Sia il palazzo che il parco regalano scenari artistici meravigliosi.
Il restauro
Attraverso i fondi del Gioco del Lotto è stato possibile effettuare il restauro del palazzo.
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Il Museo Arcivescovile di Ravenna fu fondato nel 1734 per volontà dell'arcivescovo Farsetti, il quale ebbe come idea originaria quella di raccogliere le lastre di marmo provenienti dall'antica basilica della città; per questo il museo fu inizialmente chiamato Sala Lapidaria. Il museo, oltre alle prime due sale originarie facenti addirittura parte dell'antichissimo episcopio del IV secolo, si è arricchito recentemente di altri due ambienti, uno dei quali contiene la celebre e inestimabile "Cattedra d'avorio" del vescovo Massimiano (metà del V secolo). Tra i pezzi di maggiore importanza, ricordiamo anche la statua acefala del VI secolo, raffigurante probabilmente Giustiniano; stoffe liturgiche della fine del VII secolo. Nello stesso complesso si trova l'oratorio di S.Andrea, con pianta a croce greca, le cui volte sono decorate interamente da magnifici mosaici datati al VI secolo. I mosaici rappresentano quattro angeli bianche che reggono il monogramma di Cristo e i simboli degli evangelisti.
Da visitare perchè
Il museo conserva la "Cattedra d'avorio" di Massimiano, arredo liturgico di grandissimo valore.
Il restauro
I lavori sono finalizzati all'adeguamento di carattere strutturale e impiantistico del complesso; la struttura è stata inoltre dotata di servizi di accoglienza per i visitatori.
MUSEO ARCIVESCOVILE
Piazza Arcivescovado
Ravenna
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ROCCA MALATESTIANA
Via Roma 3
Montefiore Conca (RV)
La Rocca è il più potente simbolo del potere malatestiano di tutta la Valle del Conca. Poco o nulla si sa della fondazione della fortezza, ma è certo che nel 1337 Malatesta Guastafamiglia ne aveva già fatto un importante complesso militare e residenziale. Galeotto Malatesta Ungaro volle aggiungere qualcosa alla già ricca residenza e fu lui a commissionare il bello stemma all’ingresso della rocca e gli straordinari affreschi con scene di battaglia e ritratti di antichi eroi. Si tratta di opere rare per l’epoca (1370) e miracolosamente arrivate fino a noi. Gli affreschi staccati sono oggi esposti in una bella sala con soffitto a crociera; altri sono ancora nella loro collocazione originale, per ora inaccessibile. La rocca ospitò molti personaggi famosi: Luigi il Grande re d’Ungheria con tutta la sua corte, Sigismondo re di Boemia e Imperatore, i papi Gregorio XII e Giulio II e poi nobili e condottieri che avevano rapporti con i Malatesta. Nel XV secolo Sigismondo Pandolfo Malatesta ritenne la fortezza importantissima per il controllo verso le terre governate da Federico da Montefeltro, suo acerrimo nemico. Oggi la rocca ospita, da maggio a settembre, importanti mostre di artisti italiani e stranieri, in uno spazio divenuto un punto di riferimento per l'arte contemporanea.
Da visitare perché
Ti sembrerà di entrare nel vivo della vita di due millenni fa, anche grazie alla presenza di persone che ancora vi abitano.