Restauri nel Lazio
BIBLIOTECA CASANATENSE
Via S. Ignazio 52
Roma
La Biblioteca Casanatense, ubicata in un palazzo del XVII secolo facente parte del complesso della "Minerva" e istituita dai padri domenicani su commissione del cardinale Girolamo Casanate (1620-1700), è specializzata in storia della chiesa. La biblioteca, aperta nel 1701 e in linea con il progetto dell'architetto Antonio Maria Borioni, ospitò in un primo momento la collezione privata del cardinale, formata da oltre 25.000 volumi. La biblioteca era collegata con i più importante centri librari europei e questo fece sì che i padri domenicani indirizzassero il loro interesse all'acquisto di testi di diritto romano, di economia e sulla città di Roma.
Nel 1884 si concluse, a sfavore dei Domenicani, la controversia giudiziaria intrapresa contro il Ministero dell'Istruzione Pubblica e per questo i Domenicani furono sostituiti con personale statale. Oggi è amministrata da un Istituto periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La biblioteca possiede oltre 350.000 volumi, dei quali circa 60.000 sono ancora oggi contenuti nell'antico Salone monumentale.
Da visitare perché
Tra i volumi conservati vi sono alcuni manoscritti autografi e inediti di Niccolò Paganini.
Il restauro
Gli interventi di restauro hanno permesso l'adeguamento funzionale, strutturale ed impiantistico dell'intero complesso.
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E' la chiesa gesuita per eccellenza, voluta da S. Ignazio di Loyola, che qui è sepolto. Iniziata nel 1568, grazie al finanziamento del cardinale Alessandro Farnese, fu consacrata nel 1584, ma nel Seicento e nella prima metà dell'Ottocento fu ulteriormente arricchita al suo interno. Progettata da Jacopo Barocci, detto il Vignola, Giovanni Tristano e Giovanni de Rosisla, gesuiti, ne diressero i lavori. La facciata in travertino si deve invece al disegno del senese Giacomo della Porta. La costruzione dell'interno fu guidata dal concetto della chiesa medioevale, con la navata allungata a esaltare l'altare, mentre l'assenza di colonne crea una grande aula che favorisce la partecipazione dei fedeli. Il rigore e l'essenzialità del progetto originario sono nascosti dalle seicentesche decorazioni plastiche e pittoriche. La volta affrescata da Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccia, è un capolavoro di illusionismo prospettico. La Cappella di Sant' Ignazio, sepolcro del Santo - nel transetto sinistro - opera di Andrea Pozzo, ospita il più ricco altare barocco di Roma e la statua del santo, ora in stucco argentato, sostituisce l'originale in argento massiccio fusa per pagare le tasse imposte da Napoleone. Nel transetto destro si trova la Cappella di S. Francesco Saverio, su disegno da Pietro da Cortona. Il modello della Chiesa del Gesù, rispondendo ai canoni architettonici suggeriti dal Concilio di Trento, venne preso ad esempio ed esportato dai Gesuiti in tutta Europa.
Da visitare perché
Voluta dallo stesso fondatore della Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola, fu il modello dell'architettura religiosa romana per più di un secolo, esportato in tutta Europa.
Il restauro
L'intervento ha riguardato l'illuminazione artistica della facciata della chiesa, oggi godibile anche nelle ore notturne, permeata com’è da una luce diffusa irradiata da 12 proiettori di tipo circolare e rettangolare che illuminano lo scudo con il monogramma di Gesù posto sopra il portale d’accesso e le statue dei Santi Francesco Saverio e Ignazio di Loyola nelle nicchie accanto al portale. Due apparecchi di tipo lineare collocati sulla facciata illuminano la balaustra della finestra in asse al portale principale. La posa in opera dell’impianto è reversibile: può essere rimossa senza arrecare alcun danno alla struttura architettonica del palazzo di fronte alla chiesa. L’impianto è inoltre ottimizzato per sfruttare al meglio l’effettivo risparmio energetico.
CHIESA DEL GESU’
Via degli Astalli 16
Roma
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COLLEGIO ROMANO
Piazza del Collegio Romano
Roma
Il Collegio Romano fu voluto nel 1551 da Ignazio di Loyola, come università per coloro che volevano entrare nella Compagnia di Gesù. Nel 1582 papa Gregorio XIII fece costruire appositamente per la scuola il palazzo nel quartiere dove sorse anche la Chiesa del Gesù. Inaugurato nel 1584, il palazzo è stato a lungo attribuito a Bartolomeo Ammannati, ma in realtà è opera dell’architetto gesuita Giuseppe Valeriani. La facciata in cotto è suddivisa in tre corpi: spiccano in quello centrale un orologio su cui erano regolati gli altri orologi della città, e su uno laterale la torre per le osservazioni meteorologiche, del 1787. All’interno si apre un cortile ad arcate. Nel tempo, la superficie di 13.400 mq del palazzo ha ospitato anche il primo nucleo di 50.000 volumi della Biblioteca Nazionale, il Museo Kirchneriano e l’Osservatorio Astronomico. Il palazzo è tuttora dedicato alla formazione e alla cultura: passato allo Stato, vi hanno sede il Liceo Visconti - il primo istituito nella capitale - il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’Osservatorio Meteorologico. Quest’ultimo, i cui strumenti sono collocati sulla Torre Calandrelli, raccoglie i dati meteorologici su Roma dal 1782.
Da visitare perché
La cultura, l'arte e la scienza della Roma barocca sono tutte racchiuse nel Collegio Romano.
Il restauro
Gli interventi di restauro hanno riguardato: l'adeguamento a norma degli impianti, la sistemazione della pavimentazione, la sistemazione del secondo e del terzo piano. Nella Biblioteca Major si è proceduto al restauro delle scaffalature lignee, al completamento del sistema di accoglienza e collegamento.
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La Crypta Balbi fa parte del teatro che Lucio Cornelio Balbo fece erigere nel 13 a.C. con il bottino ricavato dalle guerre d'Africa. La struttura, la terza del genere a essere costruita a Roma dopo il teatro di Marcello e quello di Pompeo, si ergeva a sinistra del Tevere, tra il Pincio e il Campidoglio. La Crypta era un vasto cortile porticato collegato al teatro. Gli scavi condotti hanno rivelato le trasformazioni e riutilizzazioni che si sono susseguite dall'età antica, al Medioevo e il Rinascimento fino all'età moderna. Oggi la Crypta Balbi ospita una sezione del Museo Nazionale Romano. La prima parte del Museo, al piano terra è dedicata al teatro e alle sue evoluzioni architettoniche. La seconda sezione illustra la vita a Roma tra il V e il X sec. E' questa la parte più interessante in quanto rivela un lato forse meno noto di Roma, ma non meno affascinante, quello di una città tutt'altro che imbarbarita nel caos del secolo oscuro, ma che continua per tutto l'alto Medioevo a essere uno dei centri più attivi e popolati del mondo occidentale, oltre che il centro universalmente riconosciuto del mondo cristiano. L'ultimo, sensazionale tesoro emerso dagli scavi nel Mitreo è un prezioso affresco del II secolo raffigurante una fedele del dio Mitra danzante, su uno sfarzoso sfondo rosso pompeiano. Il capolavoro verrà ora restaurato.
Da visitare perché
Ospita il primo museo interamente dedicato alla storia di una città nell'alto Medioevo.
Il restauro
I lavori di restauro sono finalizzati al completamento del Museo.
CRYPTA BALBI
Via delle Botteghe Oscure 31
Roma
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DISCOTECA DI STATO
Via Michelangelo Caetani 32
Roma
«Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di disciplinare la raccolta di dischi fonografici è istituita in Roma la Discoteca di Stato allo scopo di raccogliere e conservare per le future generazioni la viva voce dei cittadini italiani, che in tutti i campi abbiano illustrata la Patria e se ne siano resi benemeriti».
Così l’articolo 1 della legge del 10 agosto 1928 con la quale Vittorio Emanuele III decretò la nascita della Discoteca di Stato come archivio di voci, analogamente ad archivi sonori sorti tra la fine dell’Ottocento e gli anni trenta del Novecento. Il suo patrimonio oggi è composto da circa 200.000 supporti. A ciò si aggiunge una collezione di strumenti di riproduzione e una biblioteca specializzata con oltre 4500 volumi. Nell’Archivio Nazionale del Disco sono conservati più di 190.000 supporti, di cui circa 35.000 a 78 giri. La collezione spazia dai documenti inediti di famosi interpreti ed esecutori di musica classica e operistica della prima metà del Novecento, alla musica internazionale. La nastroteca è composta da registrazioni in gran parte inedite effettuate direttamente dalla Discoteca o da altri Istituti. Con la legge 12 luglio 1999 è stato istituito il Museo dell’Audiovisivo con il compito di raccogliere e assicurare la fruizione pubblica dei materiali sonori, audiovisivi, multimediali, realizzati con metodi tradizionali o con tecnologie avanzate. Dal dopoguerra la Discoteca di Stato ha sede presso Palazzo Antici Mattei a Roma.
Da visitare perché
Ospita una rara collezione di strumenti di riproduzione del suono e la possibilità di ascoltare "un secolo" di voci originali.
Il restauro
Archivio digitale della musica veneta: il progetto riguarda il completamento del progetto A.D.M.V. già in corso di realizzazione ed è il frutto della collaborazione tra la Discoteca di Stato e la Biblioteca Nazionale Universitaria di Tor Vergata.
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La Domus Aurea sorse dopo il grande incendio che distrusse Roma nel 64 d.C., progettata per Nerone dagli architetti Severo e Celere. Rispetto al nucleo conservato fino ad oggi, il palazzo occupava quasi tutto il centro di Roma, in un’area di circa 80 ettari, compresa tra il Palatino, l’Esquilino, l’Oppio e il Celio. Già dopo la morte di Nerone, parte del suo palazzo venne distrutto e parte interrato, cosa che ne ha permesso la conservazione fino ad oggi. I resti del palazzo che possiamo vedere ai piedi del colle Oppio sono comunque grandiosi: circa 150 ambienti, articolati intorno alla sala ottogonale, il fulcro di tutto il complesso, esteso sulla fronte per una lunghezza di circa 400 metri. Gli ambienti sono per la maggior parte coperti da volte a botte alte circa 10 metri. Qui Nerone si intratteneva con i suoi ospiti, in una cornice ricca di bellezze naturali e di opere d’arte. La fama della Domus Aurea è dovuta soprattutto alle sue decorazioni, opera dell’artista Fabullo: stucchi, affreschi, mosaici, marmi, arricchiti di pietre preziose e sfoglie dorate, che rendevano il complesso “risplendente per lo scintillio dell’oro”, come scrisse Seneca. Le pitture furono riscoperte dai pittori del Rinascimento, che si calavano nella Domus Aurea ad ammirarle alla luce delle torce e ne trassero ispirazione per inventare uno dei generi più diffusi della pittura del Cinquecento: le “grottesche”, dalla più famosa grotta della Roma antica.
Da visitare perché
E’ l'unico monumento della Roma antica conservato intatto dai pavimenti alle volte.
Il restauro
I lavori di restauro della Domus Aurea sono durati quasi due decenni prima della riapertura al pubblico, il 24 giugno del 1999. Gli interventi sono stati curati dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, che si è avvalsa della collaborazione del Centro Interdipartimentale di Scienza e Tecnica per la Conservazione del Patrimonio Storico-Architettonico (CISTeC) dell'Università La Sapienza di Roma. Gli interventi hanno riguardato il consolidamento delle strutture murarie e il restauro degli affreschi, insieme alla realizzazione di opere per la sicurezza dei visitatori. Sono stati inoltre eseguiti lavori per il progressivo risanamento del microclima e per la messa a punto di un programma diagnostico connesso sia alla riapertura sia agli approfondimenti progettuali ancora necessari. Attualmente la Domus Aurea è chiusa al pubblico per urgenti interventi di restauro.
DOMUS AUREA
Via della Domus Aurea 1
Roma
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DOMUS TIBERIANA
Roma
Le fonti non attribuiscono a Tiberio la costruzione di una residenza imperiale, tuttavia è confermato che la sua casa fosse sul Palatino. La costruzione aveva un'estensione di 150 x 120 metri, ai quali sono da aggiungere gli ampliamenti di Caligola verso il Foro e di Domiziano verso il clivo Palatino. I resti del palazzo sono imponenti soprattutto verso nord, dove sono conservati per circa 20 metri d'altezza, ben poca cosa considerando quello che doveva essere la Domus: infatti oggi sono visibili solo le sostruzioni, mentre la parte nobile della costruzione è andata distrutta. Nel corso del I secolo d.C. il palazzo subì ingenti danni a causa di due incendi avvenuti nel '64 e nell'80. In seguito a quest'ultimo incendio, Domiziano fece ricostruire la facciata verso il Foro, completando il nuovo fronte con una lunga loggia e trasformando la Domus Tiberiana in una specie di propaggine del palazzo da lui realizzato. A proseguire i lavori furono Traiano e Adriano; quest'ultimo fece costruire le grandi arcate che scavalcano il Clivo della Vittoria e fanno arrivare la Domus fino alla Via Nova. Sotto Commodo avvenne un altro incendio che distrusse la ricca biblioteca, sede dell'archivio imperiale. Nell'VIII secolo la Domus Tiberiana fu utilizzata come residenza del papa Giovanni VII. Dopo l'abbandono e le spoliazioni, verso la metà del Cinquecento, quello che rimaneva del palazzo imperiale venne sepolto sotto gli Orti Farnesiani.
Da visitare perché
Le arcate, visibili anche dal Foro Romano, colpiscono ancora per la loro imponenza.
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Costruiti fra il 1888 e il 1891 da Gioacchino Ersoch, i padiglioni del Mattatoio testimoniano il passaggio dal classicismo alla modernità e costituiscono un importante esempio storico dell’architettura industriale monumentale e razionale della fine del secolo. Nei suoi locali gli stucchi e il travertino convivono perfettamente con le innovative strutture di ferro e ghisa: la modernità e l'intelligenza delle soluzioni architettoniche fecero del Mattatoio l'impianto più avanzato d'Europa. Dismesso nel 1975, dal 1988 è sotto la tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali di Roma. Oggi è una vivace area per manifestazioni culturali ed eventi artistici e dal 2002 due dei suoi padiglioni sono stati assegnati al MACRO, il Museo d'Arte Contemporanea di Roma, che ne ha fatto il luogo deputato per l'arte contemporanea più giovane e sperimentale. Inoltre è sede della Città delle Arti, dove confluiscono sedi di Università, Accademie di Belle Arti oltre a uffici della Soprintendenza e Centri Multimediali.
Da visitare perchè
Da sempre perfetta sintesi tra tradizione e innovazione, oggi ospita le espressioni più innovative e sperimentali dell'arte contemporanea internazionale.
Il restauro
Trasformazione del Mattatoio in Campus della Cultura in cooperazione con il Comune di Roma e la Terza Università.
MATTATOIO
Piazza O. Giustiniani 3
Roma
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PALAZZO BARBERINI
Via Barberini
Roma
Palazzo Barberini è uno dei gioielli architettonici della Roma barocca. Nel 1622 Francesco Barberini, nipote del futuro papa Urbano VIII, acquistò una villa campestre dagli Sforza, dalla planimetria molto semplice. Nel 1627 la famiglia Barberini affidò la costruzione del palazzo a Carlo Maderno lasciandolo poi completare dai due più grandi architetti barocchi: Bernini e Borromini. La struttura e il progetto furono modificati in corso d'opera, dotando il complesso di vasti giardini e prospettive aperte. Pietro da Cortona, tra il 1632 e il 1639, dipinse l'affresco del grande salone al piano nobile del palazzo, che rappresenta la "Gloria della famiglia Barberini".
Il palazzo fu comprato dallo Stato nel 1949 e oggi è sede della Galleria Nazionale d'Arte Antica, che conserva capolavori della pittura rinascimentale e barocca, tra i quali la "Fornarina" di Raffaello e il "Narciso" di Caravaggio, e molte altre importanti opere pittoriche provenienti dalle raccolte delle grandi famiglie nobiliari romane, quali i Torlonia, gli Sciarra, i Chigi.
Da visitare perché
E' una "summa" del barocco romano: costruito da Bernini e Borromini, ospita la più ricca collezione romana di pittura tra Seicento e Settecento.
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Il Pantheon è uno dei più importanti monumenti rimastici dall'antichità classica, e il meglio conservato: ciò che vedevano i Romani di duemila anni fa non è molto diverso da ciò che vediamo oggi. Fu fatto costruire per la prima volta nel 27 a.C. per conto di Augusto da Agrippa, il cui nome si legge ancora sul frontone. Ma l'attuale edificio risale all'imperatore Adriano, tra il 118 e il 128 d.C. L'ingresso è preceduto da un pronao classico con 16 colonne, di cui 13 antiche monolitiche in granito. Il portale d'ingresso ai suoi lati ha ancora i battenti originali in pietra. Attorno alla pianta circolare si estendono le cappelle laterali e su di esse si innalza una cupola monolitica emisferica, decorata a cassettoni ricavati nella pietra. Saccheggiato durante le invasioni barbariche, fu trasformato in chiesa cristiana nel VII sec. d.C., il che lo salvò dalla distruzione, ma nel tempo fu spogliato dei materiali più preziosi. Il cerchio perfetto del Pantheon è il simbolo del cielo e chi vi entra si trova in una dimensione in cui l’umano si incontra col divino.
Nelle cappelle attorno al corpo centrale sono custoditi i sepolcri dei re d'Italia e la tomba di Raffaello. Il Pantheon ha costituito nei secoli il modello di altri importanti edifici quali il Pantheon di Parigi, la villa La Rotonda del Palladio, la basilica di Superga di Juvarra e la Basilica di San Francesco di Paola in Piazza Plebiscito a Napoli.
Da visitare perché
Il Pantheon è il monumento arrivato a noi dall'antichità nel miglior stato di conservazione.
Il restauro
Interventi di studio scientifico e indagine sulle condizioni di stabilità, prosecuzione delle opere di restauro degli apparati decorativi interni ed esterni, restauri microstrutturali, allestimento del Museo dell'Opera.
PANTHEON
Piazza della Rotonda
Roma
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VILLA PONIATOWSKY
Via di Villa Giulia
Roma
Agli inizi del 1800 Stanislao Poniatowsky, nipote dell'ultimo re di Polonia, incarica Giuseppe Valadier, di sistemare la costruzione cinquecentesca che si trovava nei pressi di Villa Giulia, menzionata dal Montaigne nel 1581 come Villa Cesi e raffigurata in alcune incisioni del Venturini (1683) e del Vasi (1757). L'edificio del Valadier, il cui ingresso principale guarda Via Flaminia, si ergeva su una terrazza alla quale si accedeva tramite una scalinata, tuttora esistente, affiancata da vasche e fontane alimentate da un ramo dell'Acquedotto Vergine. Il grande giardino era chiuso, verso il monte, da un pergolato detto "loggia delle delizie", al suo interno era ricco di terrazze, gradoni e sculture antiche. Le sale di rappresentanza all'interno della villa, a cui i recenti restauri hanno restituito gli antichi splendori, si distinguono per la particolare raffinatezza delle decorazioni. La villa e il suo parco hanno subito negli anni alterne vicende: il parco, danneggiato nel 1849 durante gli scontri tra Garibaldi e i Francesi, dopo l'unità d'Italia, fu trasformato dal nuovo proprietario Riganti edificando una Conceria su due piani nell'area del giardino. Nel 1989 Villa Poniatowsky è stata acquistata dallo Stato per accogliere l'ampliamento del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Da visitare perché
Una bellissima villa cinquecentesca restituita alla città e ai turisti grazie a eventi, mostre e iniziative culturali.
Il restauro
Dal 1997 il complesso è oggetto di sistematici interventi di restauro architettonico e di lavori per la riqualificazione degli spazi destinati ad ambienti museali. Mentre nell'edificio del Valadier saranno esposte le antichità provenienti dal "Latium vetus" e dall' Umbria, ospitate oggi nell'ala destra del Museo Etrusco di Villa Giulia, nelle ex Concerie Riganti troveranno sede la biblioteca, le sale riunioni e i servizi aggiuntivi. L'ex essiccatoio ha già ospitato esposizioni temporanee. Nel corso dei lavori di restauro sono state fatte interessanti scoperte, tra le quali il primo impianto cinquecentesco della Villa, numerosi arredi di vasche e fontane che ornavano il giardino all'italiana del Valadier e i cicli pittorici e decorativi, in gran parte occultati, nella Sala dell'Ercole, in quella Indiana e ancora nella Sala Egizia con il colonnato in prospettiva.
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Le terme di Caracalla sono uno dei più grandiosi complessi monumentali dell’antica Roma, di cui ancora oggi impressiona l’audacia delle possenti strutture murarie, spesso conservate fino a notevole altezza. Iniziate nel 212 d.C. da Caracalla e inaugurate nel 217, furono terminate da Elagabalo e Severo Alessandro e rimasero in funzione sino al 537, a seguito dell’assedio di Vitige, re dei Goti, il quale tagliò gli acquedotti per prendere la città per sete. Il complesso è costituito da un grande corpo di fabbrica centrale circondato da spazi verdi chiusi da un recinto. Sui lati ortogonali due ampie esedre includevano vari ambienti, mentre sul fondo vi era lo stadio, fiancheggiato dalle biblioteche greca e latina. Al corpo centrale si accedeva da quattro porte: lungo l’asse d’ingresso si incontravano il frigidarium, la basilica coperta da tre volte a crociera, il tepidarium e infine il calidarium, circolare e con cupola; ai lati di questi erano simmetricamente disposti palestre, vestiboli, spogliatoi. Della ricchissima decorazione architettonica non rimangono che qualche frammento e alcuni mosaici pavimentali, anche se gli scavi, eseguiti soprattutto nel ’500, hanno restituito opere famosissime, come il Toro e l’Ercole Farnese (ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), le due vacche di granito di Piazza Farnese e il mosaico con atleti (ora ai Musei Vaticani).
Da visitare perché
Rappresentano uno dei più grandi e meglio conservati complessi termali dell'antichità.
TERME DI CARACALLA
Via delle Terme di Caracalla
Roma
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VITTORIANO
Via Barberini
Roma
Il Vittoriano è un inno al Risorgimento e al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, la cui statua bronzea troneggia al centro.
Il progetto dell'architetto Giuseppe Sacconi risale al 1884, ma fu realizzato durante il governo De Pretis, nel primo decennio del Novecento. Nel 1905 Sacconi muore, dopo essere stato oggetto di aspre critiche, e il monumento è concluso dagli architetti Piacentini, Koch e Manfredi nel 1911, durante la grande esposizione Torino-Roma. Nel 1921 il monumento acquista l'assetto definitivo con la statua del re forgiata dal Chiaradia e i bassorilievi che incoronano la statua della Dea Roma, scolpita - come i fregi - da Angelo Zanelli. Per costruire il Vittoriano fu abbattuto in pochi mesi un intero quartiere medievale e sacrificato il chiostro della chiesa di S.Maria in Aracoeli. Vicino ai Fori e al Colosseo, ha forma classica, ripresa da quella dei grandi santuari antichi: un sistema di scale conduce il visitatore attraverso statue allegoriche e fregi simbolici. Il Vittoriano è l'idea materializzata della Roma laica, risorgimentale e le sue dimensioni sono la risposta alla Cupola di San Pietro. E' anche il monumento più criticato e sbeffeggiato di Roma: il futurista Filippo Tommaso Marinetti lo voleva subito demolito, Giovanni Papini lo paragonava a un orinatoio colossale. Al suo interno si trovano il Monumento al Milite Ignoto e il Museo del Risorgimento. Dopo un lungo restauro, è stato riaperto al pubblico nell'autunno del 2000.
Da visitare perché
E' il monumento più grande, discusso, sbeffeggiato e fotografato di tutta Roma.
Il restauro
Prosecuzione del restauro degli interni per l'apertura di nuovi spazi museali.
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Il Fosso dell'Incastro è un sito archeologico di grandi dimensioni che pone ancora numerosi problemi interpretativi. Il porto, fondato dai Fenici, è situato alla foce del fiume Incastro, e di esso sono ancora ben visibili i resti di un arco e di una fognatura. Prima servì i Rutuli e poi i Romani, che lo fortificarono e lo ribattezzarono "Castrum Inui" in onore del dio Inuo. Ancora oggi sulle rive del tratto terminale del Fosso dell’Incastro si rinvengono notevoli resti archeologici. Le numerose armi testimoniano un’attività di pesca favorita dalla vicinanza al mare. Inoltre, Livio riferisce come Ardea, grazie alla sua posizione strategica, fosse diventata una città ricca grazie agli scambi commerciali con i Greci. Le fotografie aeree hanno permesso di individuare sul terreno strutture di grandi dimensioni ancora interrate, mentre gli scavi hanno rivelato una bellissima struttura in opera quadrata di tufo di eccezionali dimensioni. E’ un’importante opera di fortificazione dell’abitato, che confermerebbe l’ipotesi del ritrovamento dell’antico castrum citato dalle fonti antiche. Nel I secolo d.C. il sito, forse precedentemente abbandonato, fu di nuovo ricostruito e abitato. Le numerose anfore africane ritrovate testimoniano la vivace attività del porto. Gli scavi hanno inoltre rilevato che dopo il III secolo d.C. un forte sisma distrusse l’abitato, che fu di nuovo abbandonato, insieme al porto, che cadde in disuso.
Da visitare perché
A restauri ultimati, si potrà passeggiare lungo uno dei porti più importanti di Roma antica e immaginarne la vivacità e i traffici.
Il restauro
La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio proseguirà i lavori ampliando l’area di scavo. Verrà inoltre realizzata una zona aperta al pubblico in cui i resti antichi saranno reinseriti nell’ambiente in cui si trovavano, provvedendo anche a effettuare opere di bonifica ambientale e di “ricostruzione”, ricollegando l’area archeologica al mare. Sarà infine ripristinata l’originaria vegetazione mediterranea, oggi in gran parte scomparsa, intervenendo anche sui pochi resti ancora esistenti di dune oloceniche, dando origine a una grande area museale archeologica e naturalistica per la piena godibilità dei futuri visitatori.
AREA ARCHEOLOGICA DEL
FOSSO DELL'INCASTRO
Lungomare Tor San Lorenzo
Ardea (RM)
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PALAZZO FARNESE
Piazza Farnese 67
Caprarola (VT)
Il palazzo è fra gli esempi più belli di dimora rinascimentale e testimonia la potenza della famiglia dei Farnese. La splendida residenza nasce come fortezza difensiva dal progetto di Antonio da Sangallo, ma del primitivo disegno resta la sola pianta pentagonale: nel 1559 il cardinale Alessandro Farnese incaricò il Vignola di trasformare l’edificio militare in un grandioso palazzo rinascimentale, che sarebbe poi diventato la sua residenza estiva. I bastioni angolari della fortezza divennero così artistiche terrazze, cui si aggiunse la suggestiva gradinata sulla collina, con le scenografiche rampe di accesso al palazzo. Una delle peculiarità del palazzo è però il modo in cui il Vignola lo legò visivamente al resto del paese. Ricchissimi, all’interno, gli stucchi e gli affreschi realizzati dai manieristi romani Taddeo e Federico Zuccari, Giacomo Bertoia, Giovanni de’ Vecchi, Raffaellino da Reggio e Antonio Tempesti. Da non perdere nel palazzo: il cortile, la scala regia, il salone regio, la cappella circolare, e la sala del mappamondo, situata nell’appartamento estivo del cardinale Farnese. Immancabile la visita sullo splendido parco del palazzo: con giardino a terrazze, alberi secolari e fontane.
Da visitare perché
I Farnese hanno lasciato nel piccolo paese di Caprarola una residenza grandiosa, che già ai contemporanei appariva un vero gioiello architettonico.
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Sorge vicino Priverno il primo esempio di architettura gotico-cistercense in Italia: l’abbazia di Fossanova. L'abbazia, costruita sui ruderi di una villa romana, nasce come monastero benedettino e dal XII secolo diventa proprietà dei Cistercensi, che vi apportarono significative modifiche, tra cui la Chiesa Abbaziale, il Refettorio dei Monaci, la Sala Capitolare, il Dormitorio dei Monaci e la Cucina. Ad est del chiostro fu costruito il settore dell’Infermeria dei Monaci, più noto come Foresteria, con gli Scriptoria e la Casa dell’Abate, dove morì S.Tommaso d'Aquino. Nel settore meridionale furono realizzate due aule dell’Infermeria dei Conversi e della Foresteria (attuale sede del Museo Medievale), la Portineria, l’Ospizio e l’impianto per le attività produttive. Nel Duecento, Fossanova raggiunse il suo massimo splendore per poi avviarsi a un lento declino che si concluderà nell'Ottocento con la trasformazione dell'abbazia in borgo rurale. La facciata della chiesa presenta un ricco portale con arco a sesto acuto e uno splendido rosone. La pianta, a croce latina, è a tre navate, arricchite da archi a sesto acuto. L’interno è privo di decorazioni, secondo lo stile cistercense. Dalla chiesa si accede al chiostro il cui lato meridionale è coperto con volte a crociera e presenta trifore e quadrifore costituite da colonnine e da elaborati capitelli, che incorniciano il padiglione del lavabo.
Da visitare perchè
Vi si può respirare l'atmosfera di studio, lavoro e preghiera della vita dei monaci di mille anni fa.
Il restauro
Restauro per la valorizzazione del complesso, destinato anche ad attività di sviluppo culturale, studi, ricerche e recupero degli "antichi mestieri d'arte".
ABBAZIA DI FOSSANOVA
via San Tommaso d'Aquino 1
Priverno (LT)
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PALAZZO DEI PAPI
Via Barberini
Roma
Il Palazzo dei Papi è il più interessante e straordinario monumento del centro storico di Viterbo, ricco di tesori artistici e testimone di importanti eventi storici. L'edificio, voluto dal Capitano del Popolo Raniero Gatti, fu innalzato tra il 1255 e 1266 come dimora dei papi durante i loro soggiorni in città. Restaurato, con la loggia, tra il 1887 e il 1919, è ora la sede del vescovo di Viterbo. Nel palazzo si tennero cinque conclavi, compreso quello durato trentatré mesi e dal quale uscì eletto nel 1271 papa Gregorio X. Fu in questa occasione che, vista l’impossibilità per i cardinali di raggiungere un accordo per l'elezione del pontefice, i cittadini, stanchi di attendere, costrinsero Raniero Gatti a chiudere il portone "cum clave" (da ciò deriva la parola "conclave"), a ridurre il vitto ai cardinali e a scoperchiare il tetto. Preceduta da un’ampia gradinata, la facciata del palazzo si alleggerisce grazie a sei grandi bifore e a una bella merlatura. Di particolare bellezza la loggia, a sette arcate intrecciate a formare un elegante traforo, sostenute da esili colonnine ornate di stemmi e rilievi. Nel Quattrocento vi fu collocata una fontana, formata anche da frammenti della fonte papale del 1268. Dalla scalinata si accede al vasto salone dove si tennero i conclavi, che fa oggi da vestibolo al Palazzo Vescovile, al cui interno sono custodite opere d’arte provenienti da chiese sconsacrate e da edifici cittadini andati distrutti.
Da visitare perché
Vi si è tenuto il primo vero "conclave", che ha portato all'elezione di papa Gregorio X, nel 1271.
Il restauro
Gli interventi hanno permesso il restauro strutturale del complesso.
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Il Santuario dedicato al culto di Ercole Vincitore è un complesso monumentale appena fuori le mura di Tivoli, edificato su un luogo di culto molto antico e legato al passaggio verso il Sannio delle transumanze, di cui il dio era considerato il protettore. La sua costruzione si colloca in un ampio arco cronologico, compreso tra la metà del II secolo a.C. e l’età augustea. L'insieme occupava originariamente un'area di 3.000 mq e si articolava in tre strutture principali: un teatro, una grande piazza porticata e un tempio. La struttura poggiava su possenti costruzioni in più ordini sovrapposti, con contrafforti e arcate alternati. I resti sono di grande suggestione: la via tecta, parte dell’imponente portico e del podio del tempio. Tanto suggestivi da aver ispirato a Piranesi una sua celebre incisione. Dopo l’abbandono dell’area, avvenuto intorno al VI sec. d.C., a un periodo di oblio seguirono numerose fasi di riutilizzo industriale del monumento, favorite dalla vicinanza dell’Aniene: fabbrica di armi, polveriera, manifattura di lana, lavorazione del ferro, cartiera. Nel 1950 fu riscattato dal Demanio.
Da visitare perché
E' un monumento grandioso e suggestivo, con una storia che va dagli antichi culti del mondo agricolo fino all'architettura industriale.
Il restauro
Scavi archeologici e restauri per restituire il monumento alla fruizione del pubblico.
SANTUARIO DI
ERCOLE VINCITORE
Via degli Stabilimenti 5
Tivoli (RM)
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VILLA D’ESTE
Piazza Trento 5
Tivoli (RM)
Villa d’Este è un capolavoro del giardino all’italiana: con la concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei del manierismo e del barocco. La villa fu costruita nel 1550 dal cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e di Alfonso I d’Este, su progetto di Pirro Ligorio, al posto del quartiere medievale di Valle Gaudente. Le sale interne della villa vennero decorate dai maggiori pittori del tardo manierismo romano e l’edificio era quasi completato alla morte del cardinale nel 1572. Il palazzo ha linee molto semplici e sobrie, con una grande loggia sulla facciata: una scelta architettonica ispirata all'esaltazione scenografica dei giochi d'acqua delle numerose fontane all'interno della villa. Queste prendono il nome dalle statue che vi sono collocate e da originali congegni creati esclusivamente per il cardinale Ippolito, il quale voleva suscitare stupore e meraviglia nei suoi ospiti. Le splendide fontane si alimentano utilizzando le acque del fiume Aniene, mediante una condotta che passa sotto il centro storico. Le più famose: le Cento Fontane, la Fontana del Bicchierone, la Fontana dell’Organo, (ove era situato un organo idraulico perfettamente funzionante), la Fontana dell’Ovato e dei Draghi. Dopo il 1918 la villa fu acquistata dal governo italiano che procedette a un generale restauro. Nel 1999 è diventata patrimonio dell'Unesco.
Da visitare perché
Giardino all'italiana e cultura tardomanierista si fondono in un complesso in cui la vegetazione si fa architettura e l'architettura si apre al giardino.
Il restauro;
Gli interventi riguardano il restauro delle fontane e degli affreschi della parte esterna, la nuova illuminazione dei giardini, in particolare delle fontane, e infine lavori complessivi di restauro e valorizzazione della villa.