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La nuova illuminazione

Il Mosè ha avuto... un'illuminazione

La Tomba di Giulio II e il Mosè: capolavori da ritrovare, riscoprire, riguardare, anche grazie al nuovo “restauro della luce” progettato dal Maestro Mario Nanni. Vivi le emozioni di questo itinerario tra le luci e le cromie senza tempo dell’opera michelangiolesca nell'affascinante opera video realizzata dal regista Enrico Ferrari Ardicini.




Michelangelo ha assegnato un ruolo fondamentale alla luce nella creazione della Tomba di Giulio II, testimoniata dalla scelta del transetto di San Pietro in Vincoli per la sua realizzazione nel 1532. Originariamente il sepolcro era destinato alla Basilica di San Pietro in Vaticano, quando questa ipotesi venne meno, si pensò a Santa Maria del Popolo, ma dopo un sopralluogo Michelangelo scartò questa destinazione perché, come scrisse a un amico, in quella chiesa non vi era “lume a proposito”.

Un “lume” che trovò, anzi creò a San Pietro in Vincoli, aprendo alle spalle del transetto a sud un grande arco che dava sul Coro dei frati e che era inondato di luce grazie alla finestra aperta sulla parete est. L’illuminazione proveniente dal retro del monumento rendeva una idea tridimensionale della Tomba, mentre le due finestre a sinistra e a destra del monumento spinsero Michelangelo ad utilizzare la luce del Sole come elemento strutturale delle statue

Una osservazione puntuale ha confermato che, una volta portate a uno stato avanzato di lavorazione e collocate in situ, Michelangelo, nelle sue statue autografe (MosèStatua del PapaVita Attiva e Vita Contemplativa), trattò ad un diverso grado di finitura le superfici a seconda della loro esposizione alla luce. In questo modo il marmo ha acquistato un diverso grado di splendore e, riflettendo la luce diretta del Sole, guida tuttora lo sguardo dell’osservatore e crea una profondità e un “colore” molto raffinati

Le zone illuminate dalla finestra a destra del monumento, quella aperta a ovest dalla quale durante il pomeriggio e il tramonto arrivava una luce diretta, furono portate a lustro, in modo da riflettere i raggi del sole quasi come uno specchio. Queste parti delle statue vengono ancora avanti come fossero più lumeggiate per utilizzare una metafora pittorica.

Con il tempo le condizioni di luce sono state profondamente alterate. La finestra a sinistra del monumento è stata ampliata e quella a destra completamente chiusa. L'eliminazione della finestra a destra del monumento ha lasciato in ombra proprio quelle parti destinate alla luce diretta, come il volto del Mosè che si gira in cerca di Dio simboleggiato dai raggi del sole che arrivavano direttamente sulla sua fronte. 

Le illuminazioni elettriche che in tempi più recenti hanno sostituito la luce naturale non hanno che peggiorato la situazione, appiattendo e alterando radicalmente con luci incrociate, il delicato gioco chiaroscurale ricercato da Michelangelo. Ripristinare le condizioni di luce adeguate si poneva come un restauro di una delle componenti essenziali per la comprensibilità del monumento

L'intervento di Mario Nanni, maestro indiscusso nell'ambito dello studio e dell'uso della luce, ha permesso di fare un grande passo in avanti: grazie alle più moderne tecniche digitali, sono state studiate in situ la luce, il suo percorso nella giornata e l'effetto che questa ha sulle superfici marmoree

La densità del colore, e dunque la componente cromatica della luce ideata da Nanni, è in tutto simile a quella che si riscontra nel sagrato di San Pietro in Vincoli, cioè a quella che sarebbe entrata dalla finestra a destra del monumento se fosse ancora aperta. La collocazione delle fonti luminose nei pressi della stessa finestra, oggi tamponata, assicura una resa il più possibile vicino alle condizioni originarie, come attestano le fonti iconografiche a noi pervenute che sono servite come rigoroso strumento di controllo

Grazie alle tecnologie più avanzate e alla sapienza del gruppo di lavoro impegnato in questo progetto sotto la direzione del Soprintendente Francesco Prosperetti, per la prima volta dopo un secolo e mezzo si potrà apprezzare la complessa macchina scenica che Michelangelo aveva ideato nella costruzione della Tomba di Giulio II.